Focus on WALLACE

FOCUS ON David Foster Wallace

david foster wallaceIl nostro modo di fare teatro non si limita a proporre uno spettacolo, ma cerca di sviluppare attorno ad esso un progetto culturale più ampio, nonchè un modello di teatro sostenibile. Nel caso di Wallace abbiamo pensato di donarvi la cosa più preziosa che abbiamo, il nostro tempo e la qualità del nostro lavoro: siamo impegnati da oltre un anno nella realizzazione di un omaggio teatrale all'autore senza precedenti in Italia, e siamo felici di condividere con voi i risultati ottenuti. In attesa degli eventi in programma abbiamo raccolto per voi una serie di articoli pubblicati sul web per capire, o provare a capire, chi è stato  David Foster Wallace e qual è stata la portata del suo lavoro. Per brevità vi abbiamo allegato alcuni dei moltissimi articoli presenti sul web, giusto per incuriosirvi.

 

SITI CONSIGLIATI

Archivio David Foster Wallace Italia che è un ottimo contenitore di notizie sull’autore http://archivio-dfw.tumblr.com/

Casa editrice minimumfax 

Blog minimaetmoralia

 


 

David Foster Wallace, per principianti

Dieci link per conoscere lo scrittore di cui "ci si innamora perdutamente"

Pubblicato da ilpost.it

Una volta, in un’intervista, sua sorella Amy cercò di descrivere David Foster Wallace a chi non lo aveva mai incontrato come «uno che, dopo averci parlato solo qualche minuto, ti sembra appena sbarcato da una navicella spaziale». Mentre il giornalista David Lipsky, inviato dalla rivista Rolling Stone, trascorse cinque giorni con lui, viaggiando per centinaia di chilometri, parlando di politica, letteratura, cinema, dipendenze e depressione. Lipsky (che ha poi trascritto il materiale registrato nelle loro conversazioni in Come diventare se stessi, minimum fax) inizia così:

David era alto quasi un metro e novanta, e quando era in forma pesava novanta chili. Aveva gli occhi scuri, la voce dolce, un mento da cavernicolo, una bocca adorabile, con le labbra a punta, che era il suo tratto migliore. Camminava con l’andatura molleggiata dell’ex atleta: un movimento ondulatorio che partiva dai talloni, come se ogni fisica fosse un piacere.

David Foster Wallace era nato a Ithaca, New York, il 21 febbraio 1962:

Promosso per tutte le superiori con il massimo dei voti, ha giocato a football, ha giocato a tennis, ha scritto una tesi in filosofia e un romanzo ancora prima di laurearsi ad Amrhest, ha seguito un corso di specializzazione in scrittura creativa, ha pubblicato il romanzo, ha fatto sì che una città intera di editor e scrittori bercianti, sgomitanti e pronti a gambizzare chiunque si innamorasse di lui perdutamente. Ha pubblicato un romanzo di mille pagine, ha ricevuto l’unico premio del paese che si assegna a chi viene riconosciuto un genio, ha scritto articoli che restituiscono meglio di qualunque altra cosa la sensazione di ciò che significa essere vivi al giorno d’oggi, ha accettato una cattedra speciale di scrittura creativa presso un’università californiana, si è sposato, ha pubblicato un altro libro e si è impiccato all’età di quarantasei anni. (Come diventare se stessi, David Lipsky, minimum fax)

David Foster Wallace è considerato da molti il più grande scrittore della sua generazione e oggi compirebbe cinquant’anni: ma si è suicidato nella sua casa in California la sera del 12 settembre 2008 . Queste sono dieci cose da leggere e vedere per conoscerlo meglio.

1 – Perché è così famoso e perché invece qualcuno non lo capisce.

2 - La prima pagina del manoscritto di Infinite Jest, un’opera colossale pubblicata nel 1996: 1200 pagine nell’edizione americana, più di 1400 in quella italiana.

3 – Infinite Jest raccontato da Edoardo Nesi che l’ha tradotto in Italia.

4 – La lista dei migliori dieci libri scelti da David Foster Wallace, come contributo alla raccolta The Top Ten: Writers Pick Their Favorite Books di J.Peder Zane.

5- La storia dell’infinito: Tutto e di più (Storia compatta dell’infinito) è il saggio sulla matematica che David Foster Wallace pubblicò nel 2003, e che in Italia venne pubblicato da Codice Edizioni nel 2005. Il 4 ottobre 2011 è stato riproposto in un’edizione riveduta e corretta.

6 – A Capri, nel 2006.

7 – Come si leggeva nella sua famiglia, quale copertina avrebbe voluto per Infinite Jest, come umiliò pubblicamente una star di Hollywood, come si illuse di far fesso il suo editor e come capì di avere del talento. Cinque cose che (forse) non sappiamo di Davide Foster Wallace.

8 – L’archivio dei libri, le bozze, le lezioni universitarie e la sua corrispondenza raccolta all’Harry Ransom Center dell’università del Texas.

9 – Questa è l’acqua, la trascrizione del suo discorso per la cerimonia delle lauree al Kenyon college nel maggio 2005 (qui, in italiano).

10 – L’intervista di Wallace sul mensile The Believer e quella della moglie sul suicidio: «Il suicidio di David lo ha trasformato in quel tipo di celebrità letteraria che lo avrebbe fatto rabbrividire».

 


 Come nasce un autore di culto?

Pubblicato da minimum fax

http://www.minimumfax.com/libri/scheda_autore/101

Come nasce un autore di culto? A metà della sua brillante carriera universitaria, il giovane David Foster Wallace, un perfetto nerd appassionato di filosofia, matematica e logica, ha quella che lui stesso definisce una crisi di mezz’età a vent’anni: in preda a un improvviso calo di motivazione lascia gli studi per un semestre e se ne torna a casa; gli capita in mano «The Balloon», un racconto di Donald Barthelme, uno dei maestri della narrativa postmoderna; ne rimane folgorato, comincia a scrivere.
La sua prima opera pubblicata è The Broom of the System (La scopa del sistema), nelle parole dell’autore «il romanzo di formazione di un giovane wasp ossessionato da Wittgenstein e Derrida», che riceve dalla critica un’accoglienza entusiastica. Seguono un originale saggio sul rap scritto a quattro mani con un ex compagno di college, Signifying Rappers (Il rap spiegato ai bianchi) e la raccolta di racconti Girl with Curious Hair (La ragazza dai capelli strani). Il successo è immediato e i paragoni illustri (benché spesso non incontrino il favore di Wallace) abbondano: i nomi di De Lillo, Pynchon, Barth e di tutti i grandi padri della narrativa postmoderna e sperimentale vengono citati per elogiare uno stile che mescola intellettualismo e comicità, surrealtà e iperrealismo, ironia e reale commozione. Wallace riceve una serie di premi prestigiosi e si assicura un seguito fedelissimo di lettori dal palato fine.
Ma il suo capolavoro indiscusso è Infinite Jest (1996): ambientato in un poco fantascientifico prossimo futuro in cui tragicomici progressi della tecnologia e surreali sviluppi politici non mutano la complessità dolorosa dei sentimenti e dei rapporti umani, questo secondo, mastodontico romanzo (1200 pagine nell’edizione americana, più di 1400 in quella italiana, la prima mai realizzata al mondo) lo fa entrare definitivamente nel Gotha della narrativa americana degli ultimi decenni. 
La scrittura di Wallace è altrettanto ispirata quando si tratta di non-fiction stories: una serie di articoli che spaziano fra lo sport, la critica letteraria e il puro reportage di costume con una vena ironica irresistibile sono stati raccolti nel 1997 in A Supposedly Fun Thing I’ll Never Do Again (Una cosa divertente che non farò mai più e Tennis, tv, trigonometria, tornado), ma ne esistono molti altri pubblicati sulle più influenti riviste americane: fra i più recenti, una cronaca ravvicinata della campagna elettorale per le primarie americane («Rolling Stone», n. 838) e una recensione-saggio sul rapporto fra l’uso della lingua e la questione razziale negli Stati Uniti di oggi («Harper’s», aprile 2001).
Estraneo alla mondanità letteraria e non, ma senza eccessi da "invisibile" alla Pynchon, David Foster Wallace ha vissuto per anni a Bloomington, una cittadina nel cuore dell’Illinois dove ha insegnato all’università locale (è proprio il Midwest la vera patria di Wallace, leggere per credere le descrizioni fra l’epico, il bucolico e il grottesco che fa degli sterminati campi di granturco e delle bizzarrie metereologiche dell’Illinois in più d’uno dei suoi racconti). Di recente però Wallace si è trasferito in California: un nuovo incarico accademico lo attendeva in un’altra cittadina di provincia, Pomona, nei pressi di Los Angeles. Nel frattempo, dopo aver pubblicato nel 1999 un secondo libro di racconti, Brief Interviews with Hideous Men (Brevi interviste con uomini schifosi), che raccoglie pezzi inediti e già apparsi su rivista nel corso di diversi anni, Wallace è tornato a due dei suoi grandi amori di gioventù, la matematica e la filosofia, nel suo volume più recente, Everything and More, uscito nell'autunno 2003 negli Stati Uniti: un saggio sulla storia del concetto di infinito nella matematica che lo consacra ancora una volta come artista geniale capace di scrivere di tutto con immancabile acutezza di visione e perizia stilistica.
Negli ultimi anni sono comparsi su diverse riviste letterarie americane (preferibilmente piccole, indipendenti, addirittura oscure) diversi suoi racconti di varia lunghezza, che nel corso del 2004 andranno a formare una raccolta dal titolo provvisorio di Oblivion. I diritti italiani, con somma tristezza della nostra caporedattrice, sono stati acquistati da Einaudi.
Il 12 settembre 2008, David Foster Wallace è stato ritrovato morto nella sua casa di Claremont dalla moglie Karen Green. Ha lasciato un vuoto incolmabile nella letteratura mondiale.

 


L’intervento

di Zadie Smith

pubblicato da minimum fax

http://www.minimumfax.com/libri/speciali/114/1

Nel 1995 un giornalista durante un’intervista ha chiesto a David Foster Wallace di descrivere che cosa si provasse a vivere in America. Questa è stata la sua risposta:

Si prova una particolare tristezza, qualcosa che non ha molto a che fare con cause materiali, con l'economia o con qualsiasi altra cazzata di cui parlano sempre i notiziari». E' una tristezza fisica, che si avverte a livello viscerale. La riscontro in me e nei miei amici sotto varie forme. Si manifesta come un senso di smarrimento. Non so davvero se sia un problema solo della nostra generazione o no.

[...] In questo Paese infatti, dietro i sorrisi smaglianti si nasconde un'infelicità talmente radicata nella cultura, che se ne può addirittura sentire il sapore nei Cheerios a colazione». E' molto profonda e non c'è niente che la appaghi (certamente non un paio di scarpe nuove), ed è per questo che la cultura non vuole mai affrontarla, a meno che non sia costretta a farlo. In America puoi essere insoddisfatto, inappagato, sconosciuto, maltrattato, squilibrato, privo di emozioni, affamato e squattrinato, privato del diritto di voto e di espressione, ma non puoi essere infelice. L'infelicità riguarda l'aspetto metafisico della vita, e se ai tuoi bisogni metafisici non provvede abbastanza la fantascienza televisiva, bè allora è il caso di dire "Houston abbiamo un problema". Ma la tristezza è ancora lì, e convive fianco a fianco con l'enfasi isterica sulla tua (sì, proprio la tua) felicità, che però è solo esteriore, proprio come i Cheerios stampati sulla confezione. Wallace ha descritto tutto questo e molti hanno fatto lo stesso.
Questa raccolta raccoglie quegli scrittori, spesso molto diversi tra loro e da Wallace per lo stile, dai quali emerge però lo stesso senso di infelicità. Anche la risata, che in certi punti è quasi coerente, è quel tipo di risata che amava tanto Nabokov: il riso che nasce davanti alle tenebre.

Ma ora devo tornare indietro velocemente per spiegare come e perchè è nata questa antologia. E' stato come un parto, ma le contrazioni le ha avute qualcun altro: un uomo di nome Marco Cassini. Come è facile immaginare Marco è italiano, ed è molto barbuto. E' anche molto giovane (per essere un editore) e ha la sua casa editrice a Roma. Questa casa editrice si chiama minimum fax e la sua sede è un piccolo appartamento che Marco condivide con la sua fidanzata, Martina Testa. Li ho conosciuti entrambi al Festival della letteratura di Mantova, due anni fa.
Stavo leggendo con estremo imbarazzo ad una folla di italiani che non capivano neanche una parola d'inglese, e Marco e Martina erano seduti di fronte a me sorridendo, con indosso una maglietta di McSweeney's: un'immagine alquanto insolita in una piccola cittadina medievale. Ricambiai il sorriso. Penso che lo interpretarono come un segno di affinità; infatti dopo il reading mi trascinarono in una specie di taverna, mi offrirono vino rosso e Marco ad un certo punto estrasse dalla giacca una piccola scatola contenente una bandana ancora sudaticcia, tutta spiegazzata, che era appartenuta a David Foster Wallace. Marco disse che non l'avrebbe mai lavata. La cosa più grave è che questo mi colpì. Dopo aver definito il terreno comune del nostro fanatismo da quindicenni, continuammo ad ubriacarci e ad un certo punto arrivarono degli amici di Marco. Iniziammo a discutere appassionatamente di un sacco di giovani scrittori americani emergenti ed eravamo tutti felici di conoscere gli stessi nomi. Intanto continuavamo a bere. Mi domandai come un ubriacone come Marco potesse pubblicare qualcosa. Poi, verso le due di notte, mi scrisse un contratto per il mio prossimo libro su un tovagliolo di carta e io, barcollando, lo firmai. Ancora oggi mi scrive e-mail per dirmi che quel contrattto è valido a tutti gli effetti, nonostante le macchie di vino. "Ci vedremo in tribunale!" dice. Bene, vedremo.
Circa un anno e mezzo dopo, quest'antologia che avete tra le mani arrivò sulla scrivania del mio editore. I racconti sono stati scelti da Marco e Martina, pubblicati da minimum fax e appartengono a nomi abbastanza noti da rappresentare una piacevole sorpresa, se si considera che si tratta di una casa editrice così piccola. Ma, come abbiamo visto, Marco è pieno di risorse e ha ottenuto molti dei racconti facendo amicizia con gli scrittori, bombardandoli di e-mail e battendo sul tempo le case editrici più grandi (che preferiscono aspettare e vedere se questi giovani americani arriveranno da qualche parte), riconoscendo subito il loro potenziale.
La raccolta appare come un'istantanea di grande effetto dei nuovi talenti americani (anche se non esaurisce tutta la varietà del panorama letterario esistente, soprattutto per quanto riguarda la nuova ondata di voci provenienti dai più disparati gruppi culturali, per cui sarà necessario un Burned Children of America II) ed è la prima volta che vedo questi scrittori insieme». E' proprio una bella sospresa, come quando un parente usa la tua agenda per organizzarti una festa a sorpresa e il risultato è una stanza piena di persone che tu conosci ma che non si conoscono l'un l'altra. C'erano alcuni autori nell'antologia che non avevo mai letto (come quelli che alle feste si appartano in cucina, che se ne stanno appostati attorno al frigorifero oppure seduti sulle scale) per i quali ho provato l'inspiegabile piacere della scoperta, anche se il merito della scoperta non era mio. Più di tutto ho provato una forte emozione al pensiero che così tanta gente della mia stessa generazione letteraria fosse alla stessa festa immaginaria, scrivendo con così tanto entusiasmo ed energia (le "generazioni letterarie" stanno alle "generazioni" come gli anni dei cani stanno agli anni degli esseri umani: una generazione dovrebbe durare al massimo cinque anni, mentre una sola generazione letteraria può andare dai diciassette ai trentanove anni). E' una cosa che tira su il morale, come vedere qualcuno che fa il "moonwalk" in un salotto: ti mette voglia di superare certi tuoi limiti.
Insomma, è stata una bella festa e sono stata lusingata dal fatto che mi sia stato chiesto di dare tre colpetti al mio bicchiere, prendere parola e fare questo discorso d'introduzione. Ormai l'antologia e le voci che si è lasciata dietro nella mia memoria, mi tornano in mente come un coro un po' malinconico.
Mi sembra che questi scrittori abbiano offerto ai loro lettori un'America dallo spirito molto diverso dalla generazione che li aveva preceduti. Rispetto all'America delle entusiasmanti possibilità di successo di Bellow, della rabbia virile di Roth o dello slancio lirico di Morrison, l’America di questi racconti è più debole, i personaggi sono meno isterici, sono in contrasto con sè stessi, insicuri. Sono tristi.
Ma perchè tanta tristezza? I personaggi descritti in queste storie (e gli stessi scrittori) non sono altro che americani privilegiati, ben educati, fortunati, ricchi, in genere bianchi e protestanti. Allora perchè questi autori sono "burned"? Qual è esattamente il loro trauma? Due cose saltano all'occhio: la paura della morte e la pubblicità. Le due cose, ovviamente, sono strettamente collegate: non c'è morte nella pubblicità, perchè come ogni industria è necessariamente contraria alla morte, e questa generazione ha visto la pubblicità prendere piede fino a diventare la stoffa di cui è fatta la loro stessa vita. E così la morte per loro è la condanna più terribile che possano immaginare come conclusione della loro vita. La paura delle malattie, degli incidenti e degli attentati è ovunque. Alcune di queste paure sono più o meno nuove (il forte aumento delle scene apocalittiche di morti di massa nelle recenti short-stories americane non è certo un caso), altre vecchie quanto l'America stessa.
[...]Per la vita americana la morte è un affronto. Va contro le aspirazioni. Non importa quello che fai, quanto lavori duro, quanto sei buono: non potrai mai sfuggirvi. A lei non interessano i tuoi diritti o la tua libertà. Vuole solo farti tornare lì da dove sei venuto.
La morte fisica ti priva del corpo e della coscienza, ma è un'altra la morte di cui queste storie parlano molto: la morte dell'autenticità. E' un vecchio concetto del postmodernismo, ma per molti degli autori di questa antologia è un problema ancora attuale. Nei loro racconti la pubblicità è una forza malefica che vaga per il mondo mettendo slogan al posto della voce umana. 
Almeno un secondo di pensiero non mediato, per favore, è questo il nuovo imperativo della letteratura occidentale. Mentre una volta infatti qualunque scrittore sognava di tornare ai verdi boschi e ai ruscelli mormoranti di Virgilio, gli scrittori di oggi desiderano solo scrivere una frase d’effetto che non sia stata già usata per vendere un deumidifiactore, una Pepsi o delle supposte.





(traduzione di Alice Paesetto)

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